Un’ indagine condotta su 3.000 persone, partecipanti al Framingham Offspring Study, nell’arco di 12 anni ha evidenziato che la prevalenza di Sindrome Metabolica (definita secondo i criteri del Adult Treatment Panel III) era aumentata di oltre il 70% ma che l’importanza della nuova diagnosi aveva una valenza differente nei vari casi.
I rischi cardiovascolare e di mortalità, in realtà, variano tra coloro i quali presentano differenti associazioni dei 5 fattori di rischio qualificanti la sindrome e solamente due specifiche associazioni sembra che aumentino significativamente i rischi: una è caratterizzata da dislipidemia e l’altra da adiposità addominale ed alterato metabolismo glucidico, in entrambi i casi in associazione con ipertensione.
Ciò significa che può essere diagnosticata una sindrome metabolica, caratterizzata da una triade di fattori di rischio, che però può non essere predittiva di un aumentato rischio cardiovascolare e di mortalità.
Si tratta ancora solamente di uno studio osservazionale di una popolazione limitata che non presenta una diversità etnica accentuata. In ogni caso, un’interpretazione è che l’ombrello della sindrome metabolica possa coprire molte popolazioni clinicamente differenti e un’altra è che alcune associazioni dei cinque fattori di rischio possano rappresentare dei markers per una traiettoria a rischio clinico più elevato in determinati tipi di pazienti.
Sembra che possano esistere specifici fenotipi “sindrome-metabolica” che avrebbero un più elevato livello di rischio. Pertanto uno studio più allargato darà sicuramente maggiori indicazioni ed augurabilmente
qualche certezza.
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