La nutrizione in gravidanza: fabbisogni materni e  avvertenze sempre utili

La gravidanza è una condizione parafisiologica caratterizzata da un progressivo aumento del fabbisogno in termini di nutrienti ancor più che di energia, vale a dire che con l’andare dei mesi di gestazione incrementa la necessità di assicurare anche al nascituro l’adeguato apporto non soltanto di calorie quanto piuttosto anche di micronutrienti quali minerali e vitamine. 

Ciò significa anche che non è corretto, come vorrebbe l’antico adagio “ora bisogna mangiare per due”, considerare raddoppiata la necessità calorica giornaliera, in particolar modo se ci riferiamo ai primi due trimestri. 

Nello specifico, ad aumentare inizialmente sono i fabbisogni di acido folico, vitamina B12 e A e ferro, per esempio, e solo in seguito aumenta -per un massimo calcolato attorno al +10% rispetto allo stato non gravidico per ciascuna donna, che tradotto in kilocalorie giornaliere equivale circa a un 400-500 kCal in più- il fabbisogno calorico dal settimo al nono mese di gravidanza. La distribuzione dei macronutrienti, proteine/carboidrati/grassi, non varia significativamente nel corso della gravidanza.

Tra le sostanze importanti da assumere giornalmente sopra citate, sono importantissimi gli acidi grassi omega-3, il cui introito è assicurato dall’assunzione due volte la settimana di pesce, specialmente azzurro o, nei casi di diete su base vegetale, dall’integrazione di 200 mg di DHA giornaliera, raggiungibile con integratori o mediante l’assunzione di semi di lino o di chia o olio di semi di lino nelle giuste proporzioni. La vitamina D sembra sempre più giocare un ruolo chiave nell’instaurazione della gravidanza e nel suo mantenimento nelle prime fasi, caratteristicamente più delicate, difatti si raccomanda sempre più spesso la sua integrazione sino a valori ematici di piena sufficienza nei centri per la procreazione medicalmente assistita. 

Per quanto poi riguarda alcune buone norme per la profilassi delle patologie infettive che possono nuocere a gestante e prodotto del concepimento, importante ricordare che per la prevenzione della toxoplasmosi, condizione che può associarsi ad aborti e malformazioni fetali, bisogna sempre lavare sotto l’acqua corrente la verdura cruda, in particolare quella che cresce a contatto col terreno e soprattutto andrebbero evitati i salumi freschi così come quelli cotti se l’affettatrice è impiegata anche per il taglio degli altri (la stagionatura in lunghi periodi teoricamente scongiura il rischio di proliferazione del protozoo responsabile, vedi la sicurezza di prosciutti crudi come San Daniele a Parma d.o.p.). La listeriosi, infezione data dal batterio Lysteria monocytgenes, può essere contratta dal consumo di latte crudo (cioè non pastorizzato), formaggi non pastorizzati e formaggi erborinati, che pertanto vanno evitati. Via libera, con la moderazione che dovrebbe contraddistinguere anche lo stato non gravidico, al consumo di latte e formaggi pastorizzati e confezionati soprattutto (per evitare il rischio di contaminazione).

In conclusione ma non ultimo per importanza, ricordiamo che in realtà dal principio bisogna porre l’attenzione sullo stato di salute generale e sul BMI di partenza della futura madre, incoraggiando sempre l’avvio o il mantenimento di un sano stile di vita e la correzione di comportamenti che possono comportare l’incremento non salutare del peso corporeo, ancora prima che la gravidanza sia instaurata. È fondamentale quindi il ruolo dell’educazione alimentare sin dall’infanzia e dall’adolescenza!

Dr.ssa Valentina Fagotto

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