Oggi 14 Novembre 2012 è la Giornata Mondiale del Diabete, istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation (IDF) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Il suo scopo è quello di sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete, una patologia cronica grave che in Italia interessa circa 2 milioni 970.000 persone (il 4,9% della popolazione).

Stime europee prevedono per questa patologia una vera e propria pandemia, infatti è previsto un aumento del 23% dei soggetti colpiti entro il 2030.
I fattori di rischio per il diabete, come per molte malattie croniche, sono modificabili, pertanto è di fondamentale importanza la prevenzione e la diagnosi precoce, sia per un vantaggio dal punto di vista economico (i progetti di prevenzioni sono poco costosi soprattutto se confrontati con le spese derivanti dal trattamento delle complicanze del diabete) sia perché una diagnosi ed intervento terapeutico precoce con un costante controllo dei pazienti (controllo della glicemia e dei fattori di rischio cardiovascolari) previene o ritarda la comparsa di complicanze; le complicanze minori (danno renale ed agli occhi) si possono ridurre del 10-25%, le complicanze più gravi del 15-55% (insufficienza renale cronica, cecità, patologia coronarica). Si stima inoltre che si possa ritardare di 5 anni la comparsa delle complicanze e di prolungare la vita di un diabetico in media di 3 anni, riducendo nel lungo termine anche la spesa sanitaria del 30%. La lotta al diabete infatti assorbe il 9% della spesa sanitaria italiana annuale, pesando sulle casse statali per 9,22 miliardi di euro.
Il diabete può quindi essere considerata una malattia sociale sia per la dimensione epidemiologica, che per l’impatto socio-economico.
Proprio in questi giorni è stato presentato al senato l’Italian Barometer Report 2012, redatto dall’Italian Barometer Diabetes Observatory dell’Università di Tor Vergata di Roma, in cui sono state presentate le caratteristiche dell’ “italiano diabetico tipo” per poter individuare il miglior tipo di intervento per la prevenzione e terapia di questa patologia.
Caratteristiche del diabetico tipo:
– Non svolge attività fisica (solo l’ 1% di chi svolge attività fisica ne è colpito, rispetto all’8% dei sedentari);
– è sovrappeso (un grande obeso presenta un rischio di sviluppare il diabete 60 volte maggiore rispetto ad un normopeso);
– ha la licenza media (tra i laureati la diffusione è di 5 volte inferiore);
– abita prevalentemente al Sud (il 7,8% dei lucani e il 7,6% dei calabresi sono diabetici, contro il 2,6% degli abitanti di Bolzano, il 3,4% dei valdostani e dei veneti, il 3,6% dei lombardi) territorio dove è meno capillare la cultura della prevenzione;
– presenta un basso livello socio-economico.

Le strategie di intervento proposte sono le seguenti:
? promuovere la prevenzione e l’educazione terapeutica attraverso lo stile di vita (alimentazione sana, attività fisica, mantenere un peso corporeo salutare), riducendo del 50% il rischio di essere colpito da questa patologia,
? definizione di un “Piano Nazionale Diabete” che possa portare in primo luogo alla creazione di un registro nazionale dei diabetici basato su registri regionali,
? ridefinizione dei Lea in diabetologia.

Nella giornata del diabete nelle principali piazze italiane vengono organizzati dei presidi diabetologici (coordinati da medici e supportati da infermieri e volontari) dove viene fornita consulenza medica qualificata, distribuito materiale informativo, somministrati questionari diagnostici per valutare il rischio di sviluppare il diabete, effettuati screening per la rilevazione della glicemia (oltre alla misurazione della pressione, del peso, della circonferenza vita).
Sembrerà scontato, ma è sempre valido: “PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE”!

Dott.ssa Elisabetta Marotti ( Tutor del Master in Nutrizione e Dietetica on line UNIVPM)

PER APPROFONDIMENTI:
http://www.idf.org/
http://www.diabeteitalia.it/files/files/Report%202012%203-11-2012%20low.pdf