Nel riso è stata riscontrata una elevata concentrazione di arsenico. Sembra una strana quanto pericolosa/bizzarra associazione ed invece è una affermazione reale. A farla è stata l’associazione americana di consumatori: Consumer Reports. Nel riso, uno degli alimenti più comuni e consumati nel mondo, è stato trovato un accumulo di arsenico, in particolare la forma inorganica quella cancerogena, notevolmente elevato. La principale causa sembra essere l’acqua nella quale viene coltivato in cereale, infatti le contaminazioni più gravi derivano proprio da falde acquifere inquinate.
L’associazione ha esaminato circa 220 prodotti del mercato americano, tra i quali cereali da colazione, crackers, bevande (latte di riso…), pasta, alcuni alimenti per bambini e molti altri. L’analisi ha evidenziato un’alta concentrazione – seppur sempre inferiore alla soglie di pericolosità – della forma cancerogena del metallo in questione. Anche i prodotti integrali si sono rivelati pericolosi poiché il metallo tende ad accumularsi nei rivestimenti esterni delle cariossidi che rimangono – almeno in parte – nel riso integrale mentre vengono rimossi durante la raffinazione e la lavorazione del riso bianco.
Cosa fare? Sensibilizzare le Autorità sanitarie ed invitare i consumatori a
– non servire ai bambini più di una porzione giornaliera di cereali che contengano riso;
– escludere dall’alimentazione dei bambini con meno di cinque anni il latte di riso;
– l’adulto è bene che non consumi più di due porzioni/settimana di riso;
– sostituire eventuali porzioni di riso con cerali più sicuri come l’avena, il mais e il grano.
Anche la Food and Drug Administration (FDA), ha deciso di fare una indagine su circa 1200 prodotti rilevando i livelli di arsenico. I dati seppur preliminari non si discostano molto da quelli presentati e discussi da Consumer Reports. I prodotti a base di riso hanno una media di arsenico inorganico tra 3.5 e 6.7 microgrammi per porzione, un valore decisamente alto!
Ed in Europa? anche secondo l’European Food Safety Authority (EFSA) il riso può contenere molto arsenico inorganico, ma i consumi europei non sono tali da destare eccessive preoccupazioni. Fanno eccezione le popolazioni asiatiche poiché sono grandi consumatori del cereale in questione.
E in Italia? Gli agronomi dell’Università di Sassari hanno cercato piuttosto, di risolvere il problema ed hanno pubblicato su Enviromental Science&Thecnology metodi alternativi di coltura del riso idonei ad abbassare i livelli di arsenico. Secondo gli autori, le tecniche tradizionali (immersione), richiedono da 13 a 20.000 metri cubi di acqua per ettaro, e comportano il rischio di contaminazione perché il riso è abilissimo nell’assorbire l’arsenico. Con il nuovo metodo (annaffiatura), invece, l’acqua necessaria è dimezzata, la quantità di raccolto identica e i veleni (arsenico e altri metalli e contaminanti) quasi del tutto eliminati. Testato su 37 cultivar di riso, il metodo ha dato esiti incoraggianti: la quantità di arsenico è stata infatti abbattuta del 98%, rispetto al riso coltivato per immersione.
A tal proposito oggi 30 settembre ore 12.30 su RAI 1 durante la trasmissione Linea Verde, sarà presentata la sperimentazione.