Dalle notizie che inserisco nel Blog è palese, direi. Sono una fan dei flavonoidi.
Se non altro perché l’interesse per questi composti fitochimici ha subito notevoli alti e bassi negli ultimi decenni, degni di una diva di Hollywood. A partire dall’impennata di pubblicazioni scientifiche, a partire dagli anni ’90, quando la comunitá scientifica investí grandi risorse nello studio dei potenziali effetti antiossidanti. Per proseguire all’inizio del nuovo millennio, quando la parola “antiossidante” entró in fase di declino, o overfitting, per non dire che passó di “moda”, e ci si rese conto che era estremamente riduttivo studiare questi composti come meri antiossidanti diretti. A partire da quel momento, numerosi studi sono stati pubblicati sulle potenzialitá dei flavonoidi nei piú disparati settori della ricerca in nutrizione. E soprattutto, si è capito che era indispensabile abbinare ricerche in vivo, su modelli animali o ancor meglio su soggetti umani, agli studi su colture cellulari.
In anni recentissimi iniziano a comparire dati provenienti da studi epidemiologici, considerati la fonte di piú alta evidenza scientifica.
Qualche mese fa, pubblicai un post dal titolo “PROTETTI DAL PARKINSON CON I FLAVONOIDI”, proprio descrivendo l’associazione inversa tra il consumo di cibi ricchi di flavonoidi e il rischio di sviluppo di Parkinson, osservata su uno studio a amplia scala.
Un team di ricercatori leaderato dal Prof. Aedín Cassidy della Norwich Medical School (UK) torna a pubblicare, questa volta presentando dati circa l’associazione di un alto consumo di cibi ricchi di antociani (una sottoclasse di composti polifenolici della famiglia dei flavonoidi) con una minore rigidità delle pareti arteriose e la conseguente riduzione della pressione sanguigna centrale. I dati sono stati raccolti da 1898 partecipanti di sesso femminile, di etá compresa tra i 18 e i 75 anni, reclutati dallo studio TwinsUK ( un registro nazionale avviato nel Regno Unito costituito da volontari adulti gemelli reclutati attraverso campagne promosse sui media nazionali), e comprendevano informazioni di consumo e misure dirette della rigidità e spessore della parete arteriosa.
I risultati del lavoro suggeriscono che una maggiore assunzione di antociani e flavoni é inversamente associata ad una minore rigidità arteriosa. Le dosi di assunzione di antociani associate con questi risultati potrebbero essere raggiunte attraverso il consumo giornaliero di 1-2 porzioni di frutti rossi, potrebbero quindi essere un utile strumento di riduzione del rischio cardiovascolare.
L’abstract dell’articolo al link:
http://ajcn.nutrition.org/content/early/2012/08/20/ajcn.112.042036