NO, questa relazione non è sempre vera! E’ la risposta che arriva dalla Harvard School of Public Health di Boston. Perchè?

Numerosi studi hanno messo in evidenza come sempre meno ci sia corrispondenza tra un alimento, trasformato dall’industria, a basso contenuto di grassi e un impatto positivo sulla salute. Capita infatti che per eliminare e/o abbassare il contenuto di grassi si aggiungano altri ingredienti o coadiuvanti tecnologici quali farina raffinata, zuccheri o sale, allo scopo di non alterare le caratteristiche organolettiche sensoriali del prodotto.

Todd Datz ed i suoi ricercatori di Boston hanno elaborato alcune ricette (elaborate con il Culinary Institute of America, visionabili qui) di tipici dolci americani: i muffin. I “nuovimuffin ai mirtilli rispetto ai tradizionali reperibili nei coffee shop americani, hanno dimezzato la grandezza – apportano meno di 1/3 delle calorie (130 anziché 450) ed hanno ingredienti più salutari (farine in parte o totalmente integrali, meno zuccheri e meno sale). La vera novità è l’apporto in grassi: 8g vs 15g ma solo 1g di acidi grassi saturi vs i 3,5g della formulazione tradizionale. Ecco la prima raccomandazione: utilizzare, anche per le cotture in forno, gli oli vegetali ricchi di grassi “buoni”, come l’olio d’oliva.

I nuovi muffin rappresentano una valida scelta anche rispetto a quelli a “ridotto contenuto di grassi“, che a parità di calorie rispetto a quelli normali hanno meno grassi ma più sale, più carboidrati e più zuccheri semplici. Risulta dunque evidente che è importante più la qualità che la quantità dei grassi presenti nel prodotto ed inoltre che non sempre il prodotto a basso contenuto di grassi è sinonimo di prodotto salutare: aumentando il contenuto di carboidrati e zuccheri semplici si aumenta il rischio di diabete tipo II, di patologie cardiovascolari e di obesità. Questo ha trovato ulteriore conferma in un recente lavoro ancora pubblicato dal gruppo di Boston su Journal of Obesity and Related Metabolic Disorders,, in cui hanno confrontato due regimi ipocalorici, uno di tipo mediterraneo con moderato apporto di grassi (35% delle calorie totali con olio d’oliva come prima fonte di grassi) e l’altro standard, a basso contenuto di grassi (20% delle calorie totali).

Dallo studio è emerso che:
1. l’abbandono del programma dietetico era molto più elevato tra chi seguiva la dieta standard.
2. Coloro che avevano continuato le diete, dopo 12 mesi, la perdita di peso era simile (meno 4,8 Kg con la dieta mediterranea vs meno 5 Kg con la dieta a basso contenuto di grassi).
3. Il calo ponderale ottenuto dopo 18 mesi, con il regime mediterraneo si era mantenuto, mentre con il trattamento a basso contenuto di grassi no. Infatti il secondo gruppo aveva cominciato a recuperare peso e la perdita di peso era non più di 5Kg ma di 2,9 Kg.

Alla luce dei dati riportati si riportano i due commenti della dottoressa MG Carbonelli, direttore dell’Unità di dietologia e nutrizione dell’ospedale San Camillo Forlanini di Roma. «Non ridurre eccessivamente i grassi nei regimi ipocalorici è importante sia per assicurare la presenza di acidi grassi essenziali che devono essere introdotti con la dieta perché l’organismo non è in grado di sintetizzarli, sia perché i grassi favoriscono l’assorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E e K) e dei carotenoidi. Inoltre, i grassi rendono più appetibili gli alimenti, comprese verdure e ortaggi, fondamentali anche ai fini della sazietà. E l’appetibilità della dieta, come mostra lo studio, è un requisito importante per mantenerne l’adesione a lungo».

Questa la risposta alla domanda: possono servire? «Dipende dal prodotto e dalla frequenza di consumo. Possono essere utili se, come nel caso di latte e yogurt, il consumo è abituale e in una certa quantità. In ogni caso, prima di ricorrere a questi prodotti, conviene verificare in etichetta che la riduzione dei grassi sia effettivamente vantaggiosa, sia dal punto di vista calorico sia sotto il profilo nutrizionale. E conviene anche ricordare che per essere davvero utili questi prodotti vanno utilizzati in modo oculato. Se invece si pensa che basti qualche alimento “low fat” per perdere peso, difficilmente si raggiungerà l’obiettivo».

Fonte: A Muffin Makeover: Dispelling the Low-Fat-Is-Healthy Myth