Recenti studi hanno identificato che, una proteina nella radice del ginseng,   svolge un’azione protettiva contro l’ictus ed altre malattie degenerative del cervello. Tali patologie sono tra le più invalidanti che possano colpire l’essere umano: tuttavia è possibile prevenirle anche grazie all’assunzione di ginseng.

Lo afferma uno studio della Tongji University School of Medicine in Cina, pubblicato sul Journal of Ethnopharmacology, che ha testato gli effetti del Ginsenoside Rb1 (GRb1), una proteina attiva presente nella radice di ginseng, su un gruppo di topi maschi adulti colpiti da ictus di tipo ischemico.

Ginseng

Il ginseng (Panax quinquefolius) è conosciuto per le sue proprietà ricostituenti e per le sue capacità stimolanti  l’organismo nei momenti di stress o quando ci si sente stanchi ed affaticati. Nel mondo orientale, questa preziosa radice, ha da millenni avuto un uso importante, in particolar modo nella medicina cinese. Si riteneva infatti che il ginseng potesse guarire la tubercolosi, curare i problemi legati al sistema nervoso centrale, oltre ad avere  un’azione antiglicemica.

Un precedente studio aveva già evidenziato che il composto attivo Ginsenoside Rb1(GRb1) possedesse effetti neuroprotettivi, suggerendo che tali proprietà benefiche fossero dovute ad un’interazione con un fattore neurotropico che deriva dal cervello (BDNF): si tratta di una proteina che favorisce la soppravvivenza dei neuroni e promuove la crescita e la differenziazione di nuovi neuroni nel cervello.  Altri studi invece avevano trovato una relazione di tale composto con la proteina caspasi-3, una proteina che ha un ruolo vitale nella programmazione della morte cellulare; da tali studi si è visto che i livelli risultano elevati dopo determinati  eventi cardiovascolari. Recentemente uno studio sui batteri ha mostrato che il fattore BDNF è fortemente coinvolto nel recupero neurologico dopo essere stati colpiti da un’ ischemia cerebrale.

Il nuovo studio

In una nuova ricerca, il Dr Yuan e i suoi collaboratori, hanno voluto investigare il meccanismo di neuroprotezione della Ginsenoide Rb1, purtroppo ancora poco chiaro. Quindi hanno cercato di valutare se gli effetti neuroprotettivi del GRb1 sono mediati dai livelli del fattore neurotrofico BDNF e dai livelli della proteina caspasi-3, osservando l’espressione di BDNF e di caspasi-3 in un modello animale.

A tale scopo hanno preso in esame alcuni topi, tutti colpiti da ictus di tipo ischemico. I topi sono stati divisi in due gruppi: ad uno è stato somministrato il Ginsenoside Rb1, mentre al secondo gruppo è stato somministrato un placebo.
I risultati hanno rivelato che l’infusione di GRb1 nei topi, dopo tre e cinque giorni dall’evento ischemico, ha promosso il recupero delle funzioni neurologiche. Mentre nei topi a cui non era stato somministrato GRb1 non si è osservato alcun miglioramento.
Inoltre i ricercatori hanno notato che la GRb1 aumentava significativamente il numero delle cellule staminali neuronali (cellule precursori di neuroni) dopo un ictus ischemico, rispetto ai topi a cui non era stato somministrato GRb1. Infatti i livelli del fattore BDNF risultavano significativamente aumentati, mentre i livelli di caspasi-3 erano ridotti.

Il meccanismo

Quindi i risultati dello studio indicano che vi è una relazione tra il Ginsenoide Rb1, il fattore BDNF e la proteina caspasi-3. Infatti l’infusione del ginsenoide GRb1, dopo un’ischemia cerebrale, inibisce l’attività della caspasi-3 mentre aumenta l’espressione del fattore BDNF. Quest’ultimo spiega in parte il recupero neurologico osservato nei topi trattati con GRb1.

Questo è il primo studio che verifica tale interazione. Ad ogni modo i ricercatori  dicono che il meccanismo non è ancora del tutto chiaro e sono necessari ulteriori studi.

«Questo studio dimostra che la GRb1 promuove un’azione di recupero neurale, […] e induce la neurogenesi dopo un’ischemia cerebrale», scrivono i ricercatori. «Questi risultati forniscono un nuovo sostegno agli effetti neuroprotettivi della GRb1 contro l’ictus ischemico, i quali possono essere potenziali trattamenti terapeutici per le altre malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson», concludono.

Per leggere l’abstract dell’articolo cliccare sul seguente link:
http://www.sciencedirect.com/science?_ob=ArticleURL&_udi=B6T8D-50M1RTX-2&_user=10&_coverDate=11%2F11%2F2010&_rdoc=1&_fmt=high&_orig=search&_origin=search&_sort=d&_docanchor=&view=c&_acct=C000050221&_version=1&_urlVersion=0&_userid=10&md5=a595963722c53dbbaaf99869808df606&searchtype=a