omega_31Si sono aperte nuove prospettive per l’olio di pesce, le cui benefiche proprietà sono già note, soprattutto come vero toccasana per il cervello. Oggi si sta attribuendo alla sostanza anche un efficace potere protettivo nei confronti del tumore al seno.

Donne in post-menopausa che hanno assunto regolarmente integratori alimentari a base di olio di pesce negli ultimi dieci anni, presentano un rischio minore di sviluppare un tumore al seno. Sembra che l’olio di pesce possa proteggere l’organismo femminile da questo tumore, riducendo di ben 1/3 la probabilità di sviluppare la malattia.

Lo afferma uno studio osservazionale condotto dal centro di ricerca sul cancro “Fred Hutchinson” di Seattle, in Washington, i cui risultati sono stati pubblicati su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, una rivista dell’American Association for Cancer Research.

Allo studio hanno partecipato 35.016 donne dello stato di Washington, tutte in post-menopausa con un’ età compresa tra i 50 e i 76 anni, e senza alcun precedente di tumore al seno. Dopo sei anni di osservazione i ricercatori hanno concluso che le donne che avevano consumato regolarmente degli integratori  a base di olio di pesce, i quali contengono grandi quantità di acidi grassi omega-3 (EPA e DHA), avevano circa il 32% di probabilità in meno rispetto alle altre di sviluppare una forma cancerosa al seno.

I risultati osservati hanno riguardato soprattutto il carcinoma duttale invasivo, che si sviluppa all’interno delle cellule di rivestimento dei dotti del seno e che rappresenta il cancro al seno più diffuso.

La ricercatrice Emily White sostiene che buona parte del merito andrebbe attribuito alla grande quantità di acidi grassi omega-3 presenti negli integratori di olio di pesce, quantità molto più elevate rispetto a quelle che si possono ottenere dalla dieta della maggior parte delle persone. La teoria è che l’olio di pesce possa ridurre l’infiammazione che contribuisce allo sviluppo del tumore.

Si tratta di risultati importanti, dato l’elevato numero di donne e di uomini (anche se quest’ultimi in percentuale nettamente inferiore) che soffrono ogni anno di questo tipo di tumore. Questi risultati potrebbero essere molto utili come base da cui partire per poter preparare una possibile cura. Sono comunque necessarie ulteriori ricerche.

Per leggere l’abstract di quest’articolo cliccare sul seguente link:
http://cebp.aacrjournals.org/content/19/7/1696.abstract